Il coordinamento donne

FEMMINISMO SINDACALE  – L’ESPERIENZA  DI TORINO

Questo breve scritto riassume la esperienza del femminismo sindacale a Torino a partire dalla sua nascita, nel 1975, per i circa 20 anni successivi. Si tratta di un’esperienza non unica, ma certamente tra le più originali. Antefatto, argomenti, materiali relativi all’intercategoriale donne 1975-1986, sono contenuti nel libro “Fare la differenza”, a cura di Nicoletta Giorda (ed. Angelo Manzoni, 2007); analisi teoriche e politiche di particolare interesse sul femminismo sindacale e il rapporto donne-lavoro, stanno in “Fare cose con le parole”, di Adele Pesce, a cura di Vittorio Capecchi e Donata Meneghelli (edizioni Dedalo, 2012)

Il 1974 è un anno chiave nella storia del femminismo italiano. I risultati in buona misura inaspettati del referendum sul divorzio portano sulla scena la modificazione di cultura e costume avvenuta soprattutto tra le donne. Il femminismo “storico”, fatto di gruppi ristretti, si radica progressivamente anche nei posti di lavoro, poi nel sindacato, diventa movimento per la libertà, con il rifiuto della delega, che peraltro percorre in quegli anni gran parte della società. Il catalizzatore di questi sentimenti è la lotta per il diritto alla autodeterminazione, scegliere se si vuol fare un figlio o no, erroneamente chiamata lotta per l’aborto: è una lotta di liberazione, oltre l’emancipazione!

In questo quadro, nasce e si sviluppa l’esperienza del femminismo sindacale a Torino.

Infatti, nel 1974, nella Università di Torino, un gruppo di donne organizza un corso monografico delle 150 ore sulla “condizione della donna”. Al corso partecipano molte lavoratrici e delegate sindacali che, critiche verso il carattere accademico e astratto del corso, decidono di cominciare a riunirsi ogni giovedì nella sede centrale della CISL a Torino, per discutere le questioni del lavoro, dell’emancipazione, a partire da sé, secondo la cultura femminista di quegli anni. Nasce così nell’aprile 1975 l’”Intercategoriale delle delegate CGIL CISL UIL” di Torino, che si propone di diffondersi e lavorare per intervenire su tutti i temi della condizione di lavoro delle donne, del rapporto donna-uomo, della condizione nella famiglia e nella società, proponendo anche assemblee nelle fabbriche a prevalente manodopera femminile.

E’ il primo gruppo femminista che agisce all’interno dei posti di lavoro e del sindacato, in relazione con il Movimento delle donne; nello stesso tempo, o subito dopo, altri ne nasceranno, sia nelle diverse zone sindacali torinesi che nelle diverse città italiane. A livello nazionale, il primo coordinamento femminista è quello della FLM.

L’intercategoriale delle delegate diventa rapidamente l’”Intercategoriale donne Cgil Cisl Uil” a sottolineare la dimensione della soggettività femminile, prima di quella sindacale. Dal 1975 al 1977 sono anni di intensa attività e lotta, con l’insieme del movimento (ad esempio su consultori e aborto) e all’interno del sindacato, dove anche nei congressi si partecipa “come donne”. La lotta per la autodeterminazione e per il diritto a scegliere la maternità, contro la crociata antiabortista delle gerarchie ecclesiastiche, culmina nell’occupazione del palco sindacale alla manifestazione del 1° maggio 1977, con la lettura dell’ intervento che le confederazioni sindacali avevano rifiutato, a causa di una frase di denuncia del ruolo delle gerarchie ecclesiastiche.

La grande manifestazione nazionale della FLM del dicembre 1977 ha per la prima volta in testa al corteo migliaia di donne, operaie, impiegate, studentesse, dei collettivi di movimento.

Il 1978 è in parte occupato dalla lotta per il lavoro, per la applicazione della legge di parità, (n.903, 9/12/1977), che ha fatto salire in testa alla lista del collocamento le donne, in attesa da maggior tempo di essere chiamate al lavoro. La Fiat tenta di aggirare la legge, ma alla fine è anch’essa costretta ad assumere migliaia di donne: una leva di giovani operaie entra in Fiat, e in altre grandi fabbriche, ambienti totalmente maschili, materialmente e culturalmente, portando l’idea di una trasformazione della fabbrica e dell’organizzazione del lavoro, per tutti.

Il 1978 è anche l’anno dei corsi monografici delle 150 ore sulla salute delle donne: a Torino se ne iscrivono 1300 e i corsi si svolgono con la collaborazione di Università, ginecologhe, medici….un grande successo. Con l’arrivo della legge 194 (interruzione della gravidanza) si sviluppa anche la lotta per farla applicare correttamente e dalle donne viene occupato l’Ospedale ginecologico Sant’Anna.

I successi ottenuti spingono anche ad una forte mobilitazione tra le metalmeccaniche, per la richiesta, messa nella piattaforma del contratto nazionale 1979, di 40 ore di permessi retribuiti per madre e padre. La richiesta, sostenuta debolmente dal sindacato, non viene accettata. Un grande convegno su donne e lavoro alla Casa delle donne, nel frattempo occupata, analizza tra l’altro le ragioni di questa sconfitta, avvenuta d’altronde in un tempo difficilissimo, per Torino in modo particolare, presa di mira da attentati contro dirigenti Fiat, giornalisti, magistrati… La situazione molto tesa, l’attacco della Fiat (che intendeva operare una profonda ristrutturazione), si manifesta prima con l’annuncio di licenziamenti massicci, poi con la cigs a zero ore per 23.000 lavoratori /trici, espulsi/e dalla fabbrica. Le metalmeccaniche cercano di resistere con molte iniziative (“a casa non ci torno”! È lo slogan), sostenute, a Torino, dal movimento delle donne. La durissima lotta operaia di 35 giorni, viene bloccata da una marcia cittadina di capi e impiegati Fiat (dei 40.000?) e da un accordo firmato nottetempo a Roma, Ministero del Lavoro, da CGIL CISL UIL, che sancisce l’espulsione dei 23000. Siamo nel 1980, la pesantissima sconfitta sindacale segnerà la condizione di lavoro, le relazioni sindacali e le relazioni sociali, per tutti gli anni successivi.

L’attacco alla autodeterminazione delle donne si svolge anche sul fronte dei diritti civili, ma la legge 194 viene riconfermata dal referendum (1981), mentre anche l’Intercategoriale raccoglie le firme per una legge contro la violenza sessuale proposta da MDL, UDI e collettivi femministi di Roma, che provoca ampia discussione dentro il movimento.

Gli anni successivi al 1980, di forte crisi sindacale, continuano ad essere anni di grande attività sia per l’intercategoriale che in tutto il femminismo e nel movimento delle donne. Nel 1983, dopo un anno di preparazione, si svolge a Torino il primo convegno internazionale di donne “Produrre e Riprodurre” che affronta il tema del lavoro/lavori in tutta la complessità con cui è vissuto dalle donne e su cui a Torino si è svolta una delle elaborazioni e pratiche più ricche e plurali; produzione, riproduzione/maternità, riproduzione sociale, lavoro/identità; emerge con forza la questione della riduzione d’orario per tutti/e…..un approccio al lavoro che verrà di lì a poco affrontato anche in occasioni internazionali come il Forum mondiale di Nairobi (1985, in coincidenza con la Conferenza ONU sulle donne) e poi quello di Pechino dieci anni dopo. Un gruppo dell’intercategoriale donne di Torino sarà sempre presente.

La crisi sindacale esplode però nel 1984, con la divisione nell’accordo separato sulla scala mobile. L’ Intercategoriale donne non intende adeguarsi a questa divisione, nonostante le pressioni in tal senso delle strutture sindacali, e anzi lancia nel 1986 in una assemblea di 150 donne, con tre segretari Cgil Cisl Uil , la proposta di trasformare l’intercategoriale in un Centro unitario, riferimento permanente per le donne. Verrà rifiutato dalle Confederazioni che vogliono imporre la regola della divisione: fare coordinamenti di donne in ciascuna organizzazione. Dopo una tormentosa discussione durata almeno un anno, continuando a lavorare insieme all’interno della casa delle donne (conquistata ufficialmente nel 1980!), partecipando al grande e animato convegno nazionale sui centri delle donne a Bologna “Le donne al centro”, un gruppo di donne della Cgil a Torino decide la fondazione di Sindacato Donna (1987), associazione aperta ad iscritte e non iscritte, mentre nella Cgil Cisl e Uil si formano i coordinamenti. Rimane comunque punto di riferimento comune la Casa delle donne, non solo come luogo per ritrovarsi ma anche come “fedeltà” ad una pratica femminista.

La pratica di autonomia, che aveva reso la vita difficile all’intercategoriale, continua anche con Sindacato donna; in una situazione di crisi sindacale però, il sindacato anziché aprirsi tende a rinchiudersi e il progetto di trasformazione sindacale di cui anche Sindacato Donna, anche se con un riconoscimento formale nei Congressi a Torino, è mal visto nazionalmente. Così si approfondisce il contrasto con il Coordinamento nazionale donne Cgil che ritiene in vece che per avere agibilità sindacale si debba rinunciare in parte alla autonomia e “rappresentare” il sindacato in primo luogo, anziché le donne. L’esperienza di Torino tuttavia, pur in anni molto difficili, continua a resistere ed esistere, con molte iniziative, con la partecipazione alle iniziative nazionali, sia della Cgil (grandi assemblee di delegate) che unitarie, come la grande manifestazione indetta dai coordinamenti Cgil Cisl Uil, del 26 marzo 1988, la lotta delle metalmeccaniche per il Contatto “non a sesso unico”! (1990) dove viene per la prima volta introdotto un paragrafo sulle molestie sessuali.

A Torino una iniziativa di particolare rilievo di Sindacato Donna, è un progetto di riforma delle pensioni alternativo a quella Dini (1995), i cui elementi fondamentali (flessibilità dell’età pensionabile, valore dei lavori, produttivo e riproduttivo, i lavori non sono tutti uguali, ….) sono stati riconosciuti come essenziali per una giusta riforma delle pensioni solo molti anni dopo…..

Di ritorno da Pechino e insieme alla rete donne immigrate e alla rete nazionale Portando a casa Pechino, nel 1996 viene organizzato il Forum Migranti e Native “Costruire insieme la società, comunicarsi conoscenze e esperienze, creare un’alleanza nella diversità tra donne migranti e italiane per reinventare nuovi diritti di cittadinanza”.

Sindacato donna si impegna anche nella lotta contro lo guerra, per la pace: promuove una grande assemblea a Torino, contro la guerra Nato (1999) in Serbia/Kosovo.

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