Commento all’accordo del 14 luglio 1945

Il primo accordo successivo alla Liberazione fu firmato dal Consiglio di gestione che rappresentava l’azienda, oltre che dalla ricostituita Fiom, il sindacato unitario dei lavoratori metallurgici. Solamente nell’accordo successivo, dell’ottobre del 1945, ricompare la Direzione aziendale. La situazione materiale di vita dei lavoratori e della città è misera: ancora nel 1946 la Fiat distribuiva la minestra ai poveri in fila davanti agli stabilimenti. Non deve quindi sorprendere che i primi due accordi, nel 1945, affrontino esclusivamente tematiche di carattere retributivo, con un taglio chiaramente emergenziale. I minimi salariali sono aumentati del 50%, eliminate le sperequazioni derivanti dall’impossibilità di effettuare il cottimo; inoltre vengono introdotte le paghe di posto per alcune attività particolarmente pesanti. È necessario considerare anche che i componenti della C.I. erano alle prime armi come rappresentanti dei lavoratori, senza una specifica capacità derivante dall’esperienza, di selezionare le rivendicazioni in funzione di precise strategie e priorità. Per questo motivo la C.I. fu affiancata da alcuni funzionari esterni della Fiom che avevano un compito di supporto tecnico e organizzativo. Il rapporto tra C.I. e funzionari esterni non fu sempre lineare rivelando anche differenze d’impostazione come nel caso del trattamento degli operai più qualificati, dove la Fiom sosteneva l’esigenza di “sganciare” le paghe di merito, cioè concedere aumenti ai professionalizzati, mentre la C.I. sosteneva gli aumenti uguali per tutti.

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