Commento all’accordo del 13 settembre 1979
Nel settembre del 1979 si sviluppò la vertenza delle cabine di verniciatura a Mirafiori. Questa vicenda nacque da un atto unilaterale della Fiat che riduceva le pause di lavoro. Il fatto era nuovo poiché era la prima volta che l’azienda procedeva in modo unilaterale su una questione così rilevante di organizzazione del lavoro.
Le cabine di verniciatura rappresentavano una delle lavorazioni più nocive e faticose della Carrozzeria; per questo motivo erano previste delle pause aggiuntive per gli addetti già nell’accordo del 26 giugno 1969, in ragione di un quarto d’ora ogni ora di lavoro, ma nel tempo queste pause si erano dilatate ulteriormente attraverso una contrattazione non formalizzata. Per lo stesso motivo l’accordo del 18 luglio 1975, per la Carrozzeria di Mirafiori, stabilì che la permanenza nelle cabine di verniciatura non doveva superare i tre anni, generando un processo di ricambio continuo dei verniciatori che contribuì indirettamente al conflitto, poiché i nuovi arrivati non avevano la “memoria storica” dei diversi passaggi di contrattazione sindacale.
Il problema delle cabine di verniciatura era così sentito che nell’accordo del 7 luglio 1977 erano stati stabiliti degli investimenti per il miglioramento di questi impianti: nel 1979, con la messa in produzione delle nuove cabine, la Fiat emise un comunicato nel quale si diceva che le pause aggiuntive dovevano essere tolte e l’organico ridimensionato; i lavoratori e i delegati (complessivamente circa 40 lavoratori) lo considerarono un attacco alle loro conquiste e entrarono in sciopero per due settimane. Tuttavia la vertenza della verniciatura destava poca solidarietà tra gli altri delegati sindacali, molti dei quali la ritenevano una lotta sbagliata, che si ritorceva contro gli altri lavoratori. Nei fatti, la Flm aveva un atteggiamento di imbarazzo, non approvava ma nemmeno sconfessava apertamente i lavoratori; mentre la Fiat ne faceva una questione di principio.
Un accordo fu raggiunto, il 13 settembre 1979: nei fatti, con gravi lacerazioni interne e scioperi che parzialmente continuavano i lavoratori furono costretti ad accettare il ridimensionamento delle pause, sia pure con formulazioni che stabilivano ulteriori rilevazioni sulle nocività ambientali e miglioramenti delle condizioni di lavoro.
L’elemento nuovo che era stato introdotto dall’azienda, la modifica delle pause senza preavviso con un intento che si può ritenere deliberatamente proiettato allo scontro, era un segnale preciso di cambiamento delle relazioni sindacali, che fu collegato direttamente all’andamento della vertenza del rinnovo contrattuale. Tuttavia era anche un segnale delle difficoltà sindacali, del fatto che vi erano ormai aspetti negativi nel funzionamento democratico dei Consigli e nel rapporto tra delegati, lavoratori e struttura sindacale.