Cronistoria della lotta e della vertenza Fiat 1980

Federazione Cgil Cisl Uil del Piemonte

Tratta dal “Bollettino mensile di documentazione” n° 36 del dicembre 1980

15 febbraio ’80 – Il Coordinamento nazionale Fiat della FLM imposta la vertenza di gruppo. Dopo il contratto, nell’autunno ’79, è iniziata la controffensiva della direzione sulla “governabilità” e la produttività le cui tappe principali sono state lo scontro sul la verniciatura di Mirafiori e la vicenda dei 61. Il Coordinamento, sulla base di un’ampia analisi della situazione mondiale della crisi dell’auto , definisce i cardini della piattaforma aziendale che va preparata con un ampio dibattito tra i lavoratori. Obiettivo esplicito della piattaforma è la risposta alla crisi dell’auto che si affaccia prepotentemente sulla scena, controbattendo la tendenza della direzione aziendale a trovare la risposta alla crisi solo attraverso un ridimensionamento drastico del potere e delle condizioni di lavoro dei lavoratori. La risposta del sindacato si incentra sulla rivendicazione di un piano di intervento statale sull’industria dell’auto e una piattaforma aziendale fondata sulla organizzazione del lavoro, inquadramento unico, salario, orario, su cui si apre la consultazione tra i lavoratori.

Si precisa cosi una scelta su cui il movimento si era cimentato già nel corso del rinnovo contrattuale, con l’elaborazione della piattaforma di quella che venne definita la “vertenza parallela”.

Contestualmente alla vertenza contrattuale si è costruita tra i lavoratori della Fiat una piattaforma rivendicativa sulle dislocazioni industriali e la politica industriale del gruppo. Il confronto su questa piattaforma non è andato avanti, nel corso della lotta contrattuale, per il sostanziale rifiuto della direzione Fiat ad accedere ad una vera contrattazione su questi temi.

8 maggio ’80 – Il Coordinamento sindacale Fiat è convocato per il varo della piattaforma rivendicativa di Gruppo. Si deve fare il punto della consultazione e definire tutti gli aspetti della piattaforma da inviare alla direzione.

Mentre sta cominciando arriva la notizia la Fiat ha comunicato la decisione di mettere a cassa integrazione 78.000 lavoratori del settore auto. Si evidenziano gli errori gravi di programmazione della direzione aziendale. Ma nello stesso tempo la direzione vuole imporre la sua ricetta per gestire la crisi e non lascia spazio, neanche temporale, alla iniziativa sindacale.

La FLM nazionale e le segreterie CGIL-CISL-UIL piemontesi emettono un comunicato in cui si sottolinea l’uso di questa decisione per condizionare la discussione sindacale.

La risposta sindacale viene indicata nello sviluppo della utenza aziendale e nel rivendicare un vero piano auto nazionale.

10 maggio ’80 – Il coordinamento nazionale vara la piattaforma aziendale. Nel comunicato finale si afferma che le rivendicazioni in essa contenute sono la base per affrontare seria mente la crisi che denuncia la Fiat. Il disegno della Fiat qualora trovasse consenso, significherebbe la liquidazione dei consigli di fabbrica e dei loro poteri di contrattazione.

Nello stesso momento il coordinamento decide – insieme alla federazione CGIL-CISL-UIL – di porre urgentemente al governo la questione dell’elaborazione di un piano per il settore trasporti nell’ambito del quale siano definiti gli interventi di sostegno al settore auto.

La lotta per la conquista della piattaforma e il confronto stringente con il governo sulla programmazione settoriale sono la condizione per impedire che pani la proposta della direzione Fiat, che viene definita una grave regressione del sistema industriale italiano.

Nella relazione al coordinamento appare chiara la piena consapevolezza della crisi in cui si dibatte la Fiat. Prendendo atto della inadeguatezza dei rimedi su cui punta la direzione aziendale, il sindacato individua i punti centrali su cui basare una vera uscita dalla crisi nella organizzazione del lavoro e nella politica industriale. Su questi terreni la FLM non muove su generiche indicazioni ma, nella piattaforma, si indicano precise rivendicazioni e modifiche da apportare ai programmi della direzione.

23 maggio ’80 – Dopo una prima tornata di trattative, un comunicato FLM afferma che alla prima verifica l’analisi che la Fiat fa della crisi è sorprendente in quanto la identifica nei capricci del mercato e nell’immagine italiana all’estero. La Fiat si ritiene autosufficiente rispetto alla ricerca ed esplicitamente respinge il piano di settore come indirizzo pubblico e di programmazione in una logica di autarchia aziendale.

20 giugno ’80 – Si avvicinano le ferie. La trattativa ristagna. Un comunicato della delegazione FLM fa il punto della trattativa. Si esprime un giudizio negativo sull’atteggiamento della Fiat che indica una opposizione di fondo alla piattaforma presentata dalla FLM. L’impossibilità del negoziato di produrre rapidamente risultati positivi è di esclusiva responsabilità della Fiat.

Il blocco della trattativa Fiat si accompagna ad un’ampia resistenza del padronato e del governo ad accedere ad una prospettiva di programmazione settoriale. Dalle file del governo si ricomincia a parlare invece di revisione della scala mobile per dare flato alle imprese. Contro queste impostazioni, per la programmazione settoriale, la federazione unitaria proclama lo sciopero generale dell’industria per il 1° luglio.

21 giugno ’80 – Umberto Agnelli in una intervista afferma che la soluzione ai problemi Fiat sta nella svalutazione della lira e nei licenziamenti di massa.

26 giugno ’80 – In trattativa la delegazione Fiat ribadisce i concetti di Umberto Agnelli. In un comunicato la FLM afferma che quello che la Fiat persegue non è la soluzione dei difficili momenti in cui vive l’automobile ma la rimessa in discussione dei rapporti sindacali, sociali e politici. Si convoca una seduta di trattative ai massimi livelli per mercoledì 2 luglio 1980.

1 luglio ’80 – Sciopero generale dell’industria sulla politica industriale, lo sblocco delle vertenze aperte, la difesa della contingenza che il governo vuole modificare. In piazza San Carlo comizio di Luciano Lama che attacca la direzione della Fiat per la linea di rifiuto della trattativa e il perseguimento di licenziamenti di massa. All’assemblea annuale degli azionisti Fiat l’avvocato Agnelli ribadisce la necessità del taglio del 30 per cento della produzione nell’auto e il “conseguente” taglio de gli occupati. Nella trattativa con il governo si giunge all’accordo sulle varie questioni aperte. Si istituisce il fondo di solidarietà attraverso la trattenuta dello 0,50 sui salari di tutti i lavoratori.

2 luglio ’80 – A Roma si incontrano i segretari generali della FLM con Umberto Agnelli per verificare la possibilità di sviluppo della trattativa dopo il blocco determinato dalla volontà della Fiat di operare licenziamenti di massa. La trattati va sarà ripresa a Torino ma si interromperà di nuovo per l’intransigenza della Fiat.

4 luglio ’80 – Dopo l’incontro con la Fiat la FLM emette un comunicato in cui si afferma che la Fiat ha ribadito la volontà di procedere a licenziamenti di massa. Confermando che la piattaforma avanzata dalla FLM rappresenta la strada vera per uscire dalla crisi, e proponendo l’uso della cassa integrazione a rotazione, del blocco del turn over, dei prepensionamenti in alternativa ai licenziamenti, la FLM considera interrotta la trattativa.

La FLM proclama 2 ore di sciopero per tutto il gruppo Fiat.

9 luglio ’80 – E’ convocato il direttivo nazionale della FLM per una verifica dell’andamento della contrattazione aziendale e dei provvedimenti congiunturali del governo.

Al centro della relazione e del dibattito lo stallo della vertenza Fiat che funge da indicatore per l’atteggiamento di gran parte del padronato. Si ribadisce che la trattativa può riprendere produttivamente solo se la Fiat accantona la sua richiesta di licenziamenti. Si chiede un rapido intervento del governo nella definizione del piano auto.

Si argomentano le proposte della FLM per la gestione della crisi della Fiat basate sul blocco del turn over, prepensionamenti volontari, cassa integrazione a rotazione.

Il direttivo FLM proclama lo sciopero nazionale di 2 ore dei metalmeccanici in Italia per il 17 luglio, a Torino sarà di 3 ore con manifestazioni.

Nel sindacato si discutono i risultati della trattativa col governo e particolarmente l’istituzione del fondo dello 0,50.

17 luglio ’80 – Sciopero nazionale dei metalmeccanici. A Torino dove scioperano anche il resto dell’industria ed il commercio, manifestazioni con comizi di Galli, Mattina, Bentivogli davanti alle sedi delle direzioni Fiat.

Anche in relazione all’accordo con il governo i comizi sottolineano la necessità di maggior democrazia nel sindacato.

24 luglio ’80 – L’esecutivo nazionale del Coordinamento Fiat fa il punto della situazione. La trattativa ristagna, non si regi strano passi avanti. La FLM ribadisce la disponibilità a valutare e concordare l’utilizzo della cassa integrazione unicamente e contestualmente al superamento della decisione di procedere a licenziamenti.

In un comunicato l’esecutivo del coordinamento prende posizione contro i licenziamenti per “assenteismo” (23.000). Si tratta in realtà di una espulsione di migliaia di lavoratori che dopo anni di Fiat non sono più al massimo delle capacità produttive.

La direzione Fiat emette un comunicato in cui afferma che la situazione degli stoccaggi è ancora aggravata e preannuncia altri 8 giorni di cassa integrazione in autunno per gli addetti Fiat del settore auto. La Fiat accusa la FLM di aver evitato di discutere.

28 luglio ’80 – Vigilia delle ferie. La direzione Fiat conferma in un comunicato la necessità di adeguare la forza lavorativa alla situazione del mercato. Alla ripresa di settembre saranno valutati i provvedimenti più opportuni da attuare.

29 luglio ’80 – La federazione unitaria chiede al governo una rapida definizione del piano auto. Si chiede un vero quadro di orientamento a cui riferire le scelte e le strategie delle imprese. La strada dei licenziamenti indica una prospettiva di ridimensionamento del settore con riflessi drammatici su aree (Torino e Sud) già colpite da dure crisi: Indesit, Olivetti, ecc.

Non basta una commissione tecnica. Serve un vero confronto tra il governo ed il sindacato sulle caratteristiche e le finalità del piano; specie nel momento in cui la Fiat intende usare ingenti aiuti statali per scelte che lei stessa definisce incontrollabili dal potere pubblico.

La questione auto diverrà in autunno un fondamentale banco di prova per impedire che passi l’indebolimento della base produttiva del nostro paese.

31 luglio ’80 – La direzione Fiat annuncia che Umberto Agnelli lascia la carica di amministratore delegato della Fiat. Lo sostituisce Cesare Romiti. In un momento di scelte impopolari “la famiglia” si defila. In successive dichiarazioni, anche a seguito di interventi governativi, gli Agnelli hanno ripetuto che la Fiat intende licenziare. Con questa cappa sulla testa scorrono le ferie.

3 settembre ’80 – Mentre sta riprendendo il confronto tra le parti alcuni giornali sparano in prima pagina: “la Fiat ha pronte 23.000 lettere di licenziamento”.

8 settembre ’80 – Dopo l’incontro con la Fiat la segreteria nazionale FLM rilascia un comunicato in cui ribadisce che la riapertura della trattativa sulla base delle proposte alternative ai licenziamenti deve essere considerata come condizione indispensabile ad evitare ulteriori drammatizzazioni del la situazione. La strategia della FLM, concordata con la federazione unitaria, è del tutto adeguata a rispondere ai problemi della Fiat impostando una prospettiva di sviluppo.

Si susseguono gli incontri dei dirigenti Fiat con i rappresentanti del governo e degli enti locali.

Contro i licenziamenti prendono posizione le amministrazioni e le assemblee elettive del Piemonte.

Nella trattativa l’arroganza della Fiat si conferma: se non si trova l’accordo su 24.000 lavoratori in cassa integrazione a zero ore senza garanzia di rientro l’azienda procederà a licenziamenti unilaterali.

La discussione procede freneticamente senza però fare passi avanti per la determinazione della direzione a con seguire l’espulsione di migliaia di lavoratori.

10 settembre ’80 – La trattativa è sospesa. La FLM chiede l’intervento del governo data la gravità della situazione e la necessità di evitare licenziamenti.

La FLM precisa di aver avanzato proposte adeguate a fronteggiare la crisi della Fiat, attraverso l’uso della cassa integrazione per ridurre gli stock, il blocco del turn over, la mobilità interna, i prepensionamenti, i corsi di riqualificazione. A queste proposte responsabili si è però opposto l’atteggiamento della Fiat di ottenere come pregiudiziale l’uso della mobilità esterna all’azienda.

La FLM considera inaccettabile la mobilità esterna sia perché ritiene le sue proposte del tutto valide a rispondere alla crisi, sia perché provocherebbe uno stravolgi mento del mercato del lavoro dell’area torinese.

Si richiede la definizione rapida, nel quadro di una positiva soluzione della vertenza, del piano auto e si afferma che la FLM intende gestire con tutto il movimento, con la federazione unitaria, questa fase del tutto eccezionale per i lavoratori italiani.

Le forme di lotta, dice la FLM, devono evitare precipitazioni che pregiudichino la possibilità di tenuta di uno scontro che deve coinvolgere tutta la popolazione e deve durare fino alla conclusione positiva.

La Fiat dichiara che la trattativa è rotta e procederà ai licenziamenti.

In una nota alla stampa l’azienda illustra la sua filosofia per affrontare la crisi.

A Rivalta i lavoratori entrano in sciopero per rispondere alla “mandata a casa” della direzione. E’ anche la prima risposta alle notizie che giungono sulla trattativa.

In corteo raggiungono i lavoratori della Indesit in lotta contro i licenziamenti e sfilano per le vie di Orbassano.

11 settembre ’80 – Il Ministro del Lavoro, On. Foschi, inizia il suo intervento per far riprendere la trattativa. Convoca la Fiat. Intanto arrivano alle sedi dei sindacati metalmeccanici le lettere che aprono formalmente la procedura dei licenziamenti collettivi da parte della Fiat.

14.469 lavoratori saranno licenziati. Il termine della procedura è il 6 ottobre. Entro quella data bisogna trovare una soluzione positiva.

Qualcuno scrive : ” è come una bomba ad orologeria messa sotto il tavolo del negoziato”.

Le segreterie della federazione unitaria e della FLM nazionale emettono un comunicato in cui, riaffermata la piena coerenza della azione della delegazione FLM alla trattativa, si precisa che sono fermamente determinate a contrastare l’attacco portato dalla Fiat, attraverso licenziamenti e liste di mobilità senza alcuna prospettiva di rioccupazione. Se questa minaccia non dovesse rientrare ci sarà la risposta di tutti i lavoratori italiani

L’esecutivo della federazione piemontese CGIL-CISL-UIL proclama lo sciopero generale dell’industria della regione per il 25 settembre di 4 ore. Nel comunicato finale si definisce strumentale la posizione della Unione Industriale sulla mobilità per la Fiat quando ha sempre rifiutato di trovare una soluzione concordata per i lavoratori di altre aziende in crisi da anni in mobilità (Singer, IB-MEI, Silma, Montefibre, CVS, ecc.).

La Fiat intende ripristinare la piena libertà dell’impresa nell’assumere o nel licenziare, come nelle modalità di uso della forza lavoro in fabbrica. Allo stesso modo con cui intende ottenere finanziamenti pubblici senza nessun controllo.

L’esecutivo regionale CGIL-CISL-UIL convoca per il 18-19 settembre l’assemblea dei quadri del sindacato della regione per approfondire e consolidare una linea genera le di lotta capace di rispondere all’offensiva della Fiat e di tutto il padronato.

La FLM, in risposta alla decisione unilaterale della Fiat, proclama 3 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti Fiat.

Negli stabilimenti dell’auto la mobilitazione è rabbiosa. A Mirafiori, Rivalta, Lingotto, Lancia di Chivasso, dopo le assemblee all’inizio del turno, il lavoro non inizia.

Un corteo grossissimo di operai della Mirafiori e Lingotto invade il centro di Torino. Davanti alla sede della Regione Piemonte parlano Enzo Enrietti e Dino Sanlorenzo ad esprimere la solidarietà della Giunta Regionale con i lavoratori in lotta contro i licenziamenti.

Il consiglio di fabbrica della Lancia di Chivasso dichiara il presidio dei cancelli con assemblee quotidiane davanti alla porta con tutti i lavoratori.

12 settembre ’80 – Continua la mobilitazione. La FLM proclama 4 ore di sciopero in tutto il gruppo Fiat. Gli stabilimenti dell’auto sono bloccati. Dopo le assemblee d’inizio turno, inizia lo sciopero. Si fanno manifestazioni per la città ed i quartieri. Uno degli obiettivi maggiori è la RAI a cui si chiede una informazione completa della lotta in corso alla Fiat.

Assemblee si svolgono da oggi in avanti in tutti gli stabilimenti della Fiat auto con la partecipazione degli enti locali e dei rappresentanti dei partiti.

La Federazione Regionale CGIL-CISL-UIL emette una nota sul mercato del lavoro che dimostra come la situazione occupazionale nell’area torinese sia già peggiorata gravemente dopo il blocco delle assunzioni alla Fiat.

L’ipotesi di migliaia di lavoratori Fiat in mobilità esterna farebbe saltare il mercato del lavoro in quest’area.

13 settembre ’80 – L’esecutivo provinciale della FLM torinese proclama lo sciopero provinciale di tutta la categoria per 3 ore il 17 settembre.

La Fiat – dice il comunicato – si fa capofila del padronato per ripristinare il diritto dell’impresa ad assumere e licenziare secondo logiche di profitto, punta a smantellare il potere del sindacato.

In questo modo i padroni vogliono sfuggire ad ogni confronto sui problemi strutturali che stanno alla base della crisi attuale e su cui si muovono le piattaforme aziendali.

La FLM ribadisce che la mobilità interaziendale è sempre stata obiettivo del sindacato e ad essa si è sempre opposto il padronato.

L’Unione Industriale di Torino ha sempre rifiutato ogni gestione contrattata del mercato del lavoro delle aziende. Tutto ciò si è accompagnato con una pratica discriminatoria rispetto ai lavoratori in mobilità, di cui molti sono ancora in attesa di lavoro.

Questi fatti, accanto alla inconsistenza attuale del mercato del lavoro torinese, fanno ritenere la richiesta di mobilità della Fiat una strumentalizzazione puramente finalizzata alla libera espulsione della manodopera dai propri stabilimenti.

Dal canto suo la direzione Fiat emette una nota alla stampa in cui precisa il suo punto di vista. La mobilità esterna è vista come elementare esigenza delle imprese per rispondere alla ciclicità del mercato, allo stesso modo degli straordinari. Le proposte del sindacato alternative ai licenziamenti od alla mobilità senza garanzie sono considerate insufficienti. Il sindacato viene accusato di preconcetti, malafede, corporativismo.

La posizione netta della FLM che rifiuta la mobilità esterna al momento della sospensione delle trattative, suscita discussioni nel movimento sindacale. Tale posizione era motivata sia con la necessità della definizione del piano auto, senza secchi ridimensionamenti preventivi, sia con le tensioni già esistenti sul mercato del lavoro locale. La definizione di una linea unitaria, che compatta tutte le istanze del sindacato, avviene ponendo precisi limiti agli eventuali processi di mobilità: rifiuto della definizione di liste (nominative), e di una mobilità senza prospettive di rioccupazione. In sostanza si passa da una motivazione che sottolinea anche gli aspetti di politica industriale, a una che sottolinea soprattutto le garanzie da richiede re nel merito della mobilità stessa, perché non si tratti di licenziamenti mascherati.

16 settembre ’80 – E’ ripresa la trattativa al Ministero del Lavoro. Il comunicato FLM precisa che il sindacato ha proposto la cassa integrazione a rotazione per abbattere gli stoccaggi, il blocco del turn over, l’apertura di dimissioni davvero spontanee, prepensionamenti volontari, mobilità interna alla Fiat. Dopo la verifica di questi strumenti, e dei corsi di riqualificazione, il 31 marzo ed il 31 dicembre ’81, si valuteranno eventuali eccedenze di personale e gli strumenti idonei a risolvere il problema anche attraverso il ricorso alla mobilità da posto a posto, con passaggi diretti e contrattati, evitando liste di eccedenti. La Fiat annuncia l’accordo con la Peugeot per la costruzione di un nuovo motore destinato ai nuovi modelli dei due gruppi.

17 settembre ’80 – Sciopero provinciale dei meccanici torinesi e di tutto il  gruppo Fiat in Italia. Lo sciopero riesce dappertutto con adesioni totali. Manifestazioni davanti alle fabbriche in crisi (Fiat e non). La FLM rileva che se passasse la Fiat ogni padrone si sentirebbe autorizzato a licenziare, a rompere il potere dei consigli di fabbrica, per riportare indietro le lancette della storia dei rapporti civili e sociali. Si chiede l’apertura del confronto con l’Unione Industriale per la soluzione della disoccupazione di lavoratori in mobilità da aziende in crisi (Gimac, Singer, Venchi Unica, Bosco e Cochis, Seimart). Alle manifestazioni con i segretari generali della FLM la mobilitazione è altissima. Lo sciopero negli stabilimenti coinvolti dai licenziamenti (il settore auto) prosegue praticamente dal giorno il con il blocco totale. Il corteo degli operai di Lingotto chiede alla regione Piemonte un intervento per dilazionare le bollette della luce, gas, telefono.

Cominciano ad arrivare gli attestati di solidarietà di assemblee di lavoratori di tutta Italia, degli enti locali, delle forze politiche.

18 settembre ’80 – Si riunisce l’assemblea dei delegati piemontesi per preparare la mobilitazione di tutti i lavoratori che sfocerà nel lo sciopero generale dell’industria del 25 settembre.

Nella relazione si sottolinea l’attacco politico portato dalla Fiat all’insieme del sindacato.

Evidenziando i riflessi che la linea della direzione Fiat avrebbe sulla situazione industriale piemontese, si mette in luce il ruolo della lotta in corso alla Fiat per combattere il ridimensionamento strategico dell’industria dell’auto nel nostro paese.

19 settembre ’80 – L’assemblea decide lo sciopero generale di tutte le categorie del Piemonte, di 4 ore con manifestazione in piazza San Carlo a Torino.

Il direttivo nazionale della FLM proclama per la stessa data lo sciopero generale delle categorie di 8 ore con manifestazioni a Torino e Napoli.

La federazione unitaria della Campania decide lo sciopero generale dell’industria campana per lo stesso giorno.

Nelle confederazioni nazionali ci si accinge a proclamare, se permarrà negativo l’atteggiamento della Fiat, lo sciopero generale nazionale.

20 settembre ’80 – Il Ministro del Lavoro avanza una proposta di mediazione che viene consegnata “in via riservata” alle parti affinché esprimano il loro giudizio di accettabilità la proposta Foschi.

Negli stabilimenti Fiat dell’auto continua lo sciopero totale. Ogni giorno si susseguono manifestazioni ed assemblee.

La Segreteria della Federazione Unitaria decide lo sciopero generale nazionale la cui data sarà definita dal Direttivo unitario del 23 settembre.

22 settembre ’80 – Si riunisce il Consiglione di Mirafiori con gli altri consigli di fabbrica Fiat. E’ in discussione l’adozione di forme di lotta estreme (l’occupazione della Fiat).

Il Consiglione sottolinea il carattere politico generale dello scontro aperto dalla direzione Fiat con i licenzia menti, chiede alle confederazioni la proclamazione di u no sciopero generale nazionale.

Nella eventuale impossibilità di giungere ad un positivo accordo con la Fiat, che liquidi ogni forma di licenziamento, il movimento sindacale nel suo complesso deve assumersi la responsabilità di decidere forme estreme di lotta che dovranno essere discusse e decise in un dibattito democratico con tutti i lavoratori della Fiat il Consiglione nomina una commissione per predisporre in modo organico le nuove scelte da attuare. Il 6 ottobre si avvicina. Tra i lavoratori e nel sindacato si discutono ipotesi di forme di lotta estreme (l’occupazione della Fiat). In questo contesto il Ministro Foschi avanza una proposta di mediazione. Il Consiglione convocato allo Smeraldo discute di tutte e due le questioni, anche se la proposta del Ministro non è ancora pubblica. Il punto su cui si concentra maggiormente l’attenzione è il periodo di cassa integrazione a zero ore e le forme della rotazione. Si teme che passi per la finestra la “lista di esuberanti” respinta dalla porta. Si evidenzia lo scarto di giudizio tra i delegati e il gruppo dirigente del sindacato sulle ipotesi conclusive da conseguire nella lotta. Il rifiuto della Fiat alla proposta del Ministro sposterà il terreno della discussione.

23 settembre ’80 – Il direttivo nazionale della federazione unitaria proclama lo sciopero generale nazionale a sostegno della lotta alla Fiat per il 2 ottobre, di 4 ore. La FLM, pur giudicando la proposta del Ministro del lavoro distante dalle posizioni del sindacato, esprime un parere favorevole alla mediazione Foschi che considera il limite invalicabile per un accordo. Il Direttivo della federazione unitaria giudica positiva mente la proposta del Ministro. La direzione Fiat rifiuta la proposta del Ministro del Lavoro in quanto propone la cassa integrazione a rotazione e non parla di mobilità esterna. La Fiat è completamente isolata nella sua intransigenza. A favore della proposta Foschi prende posizione all’unanimità la commissione lavoro della Camera. Il Governo nel suo complesso è investito dalla questione Fiat.

24 settembre ’80 – Il Presidente del Consiglio ha convocato le parti. Di fronte alla intransigenza della Fiat prende tempo.
E’ la vigilia dello sciopero generale del Piemonte, della Campania e dei metalmeccanici. Il Consiglio di Amministrazione della Fiat decide un aumento del capitale sociale anche attraverso un finanziamento di Mediobanca di 500 miliardi. A Mirafiori assemblea aperta con le forze politiche nazionali. A Rivalta manifestazione delle donne con spettacolo di Franca Rame.

25 settembre ’80 – Sciopero generale del Piemonte, Campania e meccanici nazionale con manifestazioni interregionali a Torino e Napoli. E’ la più grossa manifestazione operaia che si sia vista a Torino da molti anni. Oltre 100.000 operai affollano piazza San Carlo.

La TV riprende in diretta le manifestazioni a cui parlano Galli (Napoli) e Mattina e Camiti (Torino). Gruppi di manifestanti chiedono che lo sciopero generale sia di 8 ore invece che 4. Scioperano e scendono in piazza con gli operai anche gli studenti torinesi. Contro i licenziamenti alla Fiat scioperano un’ora anche i commercianti torinesi.

La direzione Fiat invia a casa di tutti i suoi dipendenti una lettera di propaganda della mobilità interaziendale, non a caso non parla di rientro in azienda.

26 settembre ’80 – La FLM risponde con una lettera aperta all’avvocato Agnelli che viene affissa sui muri della città.

Enrico Berlinguer parla ai lavoratori degli stabilimenti Fiat in sciopero contro i licenziamenti. Alla sera comizio in piazza San Carlo. Porta la solidarietà e l’appoggio del suo partito alla lotta in corso.

Tra l’altro dice “le forme della lotta dovranno essere decise dai lavoratori nelle assemblee con i dirigenti del sindacato. Se queste decisioni riguarderanno anche forme di occupazione, il nostro partito darà il suo pieno appoggio e la sua solidarietà”.

Il Presidente del Consiglio, Cossiga, convoca una riunione dei ministri interessati al problema Fiat per definire la posizione del Governo dopo che la mediazione del Ministro del Lavoro è stata respinta dall’azienda.

27 settembre ’80 – Il Governo Cossiga, battuto alla Camera sul decretone economico, rassegna le dimissioni.

La Fiat comunica che, data la situazione, sospende i licenziamenti fino alla fine dell’anno. Dal 6 ottobre, data d’inizio dei licenziamenti, metterà in cassa integrazione a zero ore 24.000 lavoratori per 3 mesi.

In serata la segreteria della federazione unitaria e della FLM nazionale, riunite per valutare la nuova situazione, ribadiscono la necessità di una immediata ripresa del negoziato tra le parti.

Si ribadisce che la proposta Foschi è la condizione non modificabile per la soluzione positiva dei problemi aperti dalla Fiat, che vanno collegati alle rivendicazioni avanzate nella piattaforma aziendale ed alla approvazione rapida del piano auto.

Le segreterie decidono la revoca dello sciopero generale del 2 ottobre.

La revoca dello sciopero generale suscita una forte discussione soprattutto a Torino. C’è la preoccupazione che la revoca sia interpretata come una caduta di tensione nell’iniziativa del movimento sulle vicende Fiat e che evidenzi una sottovalutazione delle insidie presenti nella nuova linea di condotta del la direzione. D’altra parte non c’è dubbio che la sospensione dei licenzia menti (non la revoca) produce una situazione nuova di cui bisogna tener conto.

L’evoluzione dello scontro nei giorni successivi chiarirà la situazione.

28 settembre ’80 – Sulla nuova situazione prende posizione la FLM del  Piemonte e Torino. Si sottolinea che la decisione della Fiat,che allontana nell’immediato la minaccia dei licenziamenti, è da collegarsi alla vasta mobilitazione ed all’isolamento in cui l’azienda è venuta a trovarsi per la mia intransigenza, ma anche che la nuova posizione della Fiat non sposta i problemi di fondo.

Nel riproporre la mediazione avanzata dal Ministro Foschi, la FLM ritiene che perché la trattativa che deve riprendere sia produttiva, la Fiat deve rinunciare ad iniziative unilaterali. La soluzione dei problemi aperti, per la FLM, deve avvenire all’interno di una intesa che coinvolga Fiat e Governo per una rapida definizione del piano auto e una soluzione della vertenza Fiat.

I problemi aperti alla Fiat costituiscono, per la FLM, un banco di prova della nuova compagine governativa che si costituirà.

E’ convocata per il 30 settembre l’assemblea dei delegati delle sezioni Fiat auto e Teksid.

29 settembre ’80 – La FLM ha indicato di mantenere alta la mobilitazione. E’ diffusa la sensazione che la nuova posizione della Fiat non modifica il suo atteggiamento di fondo.

Negli stabilimenti auto, in sciopero totale ormai da molti giorni, si organizzano assemblee di discussione con i lavoratori. Si decide di continuare la lotta nelle forme precedentemente decise e di verificare nella trattativa che deve iniziare se la sospensione dei licenziamenti è solo una manovra tattica e prefigura un nuovo atteggiamento della Fiat.

La direzione Fiat emette un comunicato contro le lotte che continuano “nonostante il mio atteggiamento responsabile”.

Nella serate si svolge un incontro ristrettissimo tra la Fiat e la FLM. Il sindacato chiede all’azienda di non procedere con iniziative unilaterali e di conoscere i criteri con cui si scelgono i lavoratori in cassa integrazione. Una scelta unilaterale renderebbe esplicita la volontà dell’azienda di non cambiare il suo obiettivo di fondo nonostante una facciata di buona volontà e non farebbe che aggravare quello scontro che la Fiat dice di voler evitare.

L’azienda non risponde di no. Si convoca la trattativa per il mattino seguente per conoscere i criteri seguiti dall’azienda stessa nella messa in cassa integrazione.

30 settembre ’80 – E’ convocata l’assemblea dei delegati per valutare la nuova situazione.

Mentre l’assemblea sta cominciando arriva la notizia che la Fiat ha già appeso negli stabilimenti l’elenco dei sospesi Ad una prima lettura emerge pesantemente il carattere discriminatorio delle scelte Fiat.

L’assemblea è sospesa. La trattativa non si fa. Si riuniscono le segreterie della FLM nazionale e CGIL-CISL-UIL del Piemonte per valutare la situazione. Nel comunicato finale si afferma che i 24.000 sono collocati in cassa integrazione senza garanzia di rientro, le caratteristiche delle liste sono operate senza nessun riferimento oggettivo o produttivo e palesemente discriminatorio.

La condizione per riprendere la trattativa è il ritiro dei provvedimenti unilaterali.

Si decidono immediatamente i presidi degli stabilimenti Fiat.

Da Roma le segreterie della federazione unitaria e della FLM prendono posizione con un comunicato che riconferma pieno appoggio alla lotta dei lavoratori Fiat. Con queste decisioni della Fiat la stessa sospensione dei licenziamenti appare snaturata.

Ove risulti che la Fiat intenda espellere dal posto di lavoro migliaia di lavoratori la segreteria della federazione unitaria proclamerà lo sciopero generale precedentemente sospeso.

La Fiat emette un comunicato in cui giudica irresponsabile l’atteggiamento del sindacato.

La FLM torinese emette una nota alla stampa in cui illustra il carattere discriminatorio delle scelte con cui la direzione Fiat ha scelto i lavoratori da mettere in cassa integrazione a zero ore.

Di fronte alla iniziativa unilaterale della Fiat la richiesta immediata della FLM è quella del ritiro del provvedimento per consentire una ridiscussione dei criteri con cui si scelgono i lavoratori messi in cassa integrazione e lo sbocco della cassa integrazione stessa.
La discussione che si apre nell’insieme del sindacato porta rapidamente a una posizione unitaria che fa cadere la richiesta del ritiro delle lettere di cassa integrazione, chiede invece la discussione dei criteri con cui vengono scelti i lavoratori da mettere in cassa integrazione (sia i criteri produttivi che quelli nominativi) e chiede la certezza del rientro in Fiat entro tre mesi.

1 ottobre ’80 – La riunione della segreteria della federazione unitaria con la FLM nazionale e le segreterie piemontesi del sindacato, si conclude con un comunicato che giudica le decisioni della Fiat in contrasto con la proposta del Ministro Foschi, considerata dal sindacato immodificabile. Giudica questa scelta un attacco ai diritti ed alle libertà dell’insieme dei lavoratori italiani e sollecita il Governo perché intervenga immediatamente. La condizione perché riprenda la trattativa è l’impegno della Fiat a discutere i criteri della cassa integrazione in atto e a concordare il rientro di tutti i lavoratori sospesi nell’arco di tre mesi. La segreteria della federazione unitaria proporrà al direttivo nazionale convocato per il 6 ottobre la proclamazione di uno sciopero generale convinta di trovarsi di fronte al più grave attacco portato ai diritti ed alle conquiste fondamentali dei lavoratori italiani.
Il comunicato nazionale indica la necessità della definizione di un programma articolato di lotta capace di piegare l’atteggiamento oltranzista della Fiat. I presidi dei cancelli proseguono giorno e notte non solo negli stabilimenti dell’auto ma in tutta la Fiat. La Fiat sperimenta una nuova strada per la sua propaganda: la pubblicità a pagamento sulle pagine dei quotidiani.

2 ottobre ’80 – E’ il primo giorno ufficiale di presidio. Davanti ai cancelli delle sezioni Fiat gli operai si organizzano per reggere ai rigori del tempo. Arrivano le prime tende, crescono le capanne coperte di teli di nylon davanti ai cancelli. Alla porta 5 di Mirafiori arriva il pullman del coordinamento. Alla Lingotto e a Chivasso si organizzano le mense popolari. La Fiat comunica che ha presentato un esposto alla Magistratura sulle disposizioni organizzative dei presidi. Il Presidente della Repubblica incarica Forlani di formare il nuovo governo.

3 ottobre ’80 – Continua la pressione della Fiat sulla Magistratura.

I direttori degli stabilimenti presidiati fanno un esposto alla magistratura contro singoli lavoratori.

La direzione della Lancia di Chivasso e della Fiat di Cassino si ritirano dagli stabilimenti.

La direzione delle mense sospende il servizio. I lavoratori della Cipas decidono di partecipare al presidio ai cancelli. A Mirafiori dalle mense partono cortei di lavoratrici che si congiungono alla porta 5 con gli operai che presidiano.

Alla Fiat di Bruxelles e Waterloo i dipendenti bloccano l’invio a Torino di migliaia di vetture che la direzione Fiat voleva rimandare in Italia.

4 ottobre ’80 – La FLM di Torino, venuta a conoscenza degli esposti presentati dai direttori degli stabilimenti presidiati, giudica provocatoria questa decisione e si assume tutta la responsabilità politica delle forme di lotta condotte dai lavoratori decise unitariamente dagli organismi sindacali.

5 ottobre ’80 – Riprende la trattativa a Roma. La FLM rileva che l’atteggiamento della Fiat è ancora del tutto preclusivo della possibilità di pervenire ad una positiva soluzione. Si denuncia il rifiuto della Fiat alla turnazione della cassa integrazione e a dare garanzie di rientro per i lavorato rimessi unilateralmente a cassa integrazione a zero ore. La segreteria della federazione unitaria proporrà al direttivo nazionale la proclamazione dello sciopero genera le nazionale.

Le segreterie FLM e CGIL-CISL-UIL ritengono necessarie da parte dei lavoratori Fiat forme di lotta atte a garantire una efficacia ed una durata capace di modifica re la posizione della Fiat.

E’ domenica. Allo stadio si gioca Juventus – Bologna. Prima dell’inizio si legge un comunicato FLM. In mezzo agli striscioni dei tifosi appare anche “No ai licenziamenti Fiat” “Solidarietà di tutta la città, Agnelli non passerà”.

Ai cancelli Fiat c’è grande animazione, ma senza tensione. E’ una normale domenica, col passeggio delle famiglie, è solo il luogo della passeggiata che è diverso. Oggi presidiano le famiglie dei dipendenti Fiat.

Domani inizia la cassa integrazione a zero ore per i 23.000. La FLM ha dato l’indicazione di entrare tutti in fabbrica.
Il direttore delle relazioni industriali della Fiat, Cesare Annibaldi, dichiara in televisione che i sospesi non devono entrare in azienda e minaccia rappresaglie.

6 ottobre ’80 – Il direttivo nazionale della federazione unitaria ha deciso lo sciopero generale di 4 ore per venerdì 10 ottobre a sostegno della lotta alla Fiat. Si decide l’apertura di un fondò di solidarietà nazionale a sostegno dei lavoratori Fiat che, negli stabilimenti dell’auto, scioperano ormai da quasi un mese. E’ il primo giorno di cassa integrazione. La Fiat ha affisso delle locandine che annunciano provvedimenti disciplinari per i sospesi che entreranno in fabbrica. I lavoratori rispondono in massa alle indicazioni di lotta della FLM. Praticamente tutti entrano in fabbrica. Con grandi cortei escono dai cancelli e si concentrano davanti alle palazzine delle direzioni dove si svolgono manifestazioni con gli enti locali. Con gli operai Fiat ci sono delegazioni di tutte le altre aziende torinesi. Davanti alla Mirafiori, Lingotto, Materferro, Rivalta, Lancia ci sono grandi assemblee affollatissime. Alla Mirafiori sono decine di migliaia. Parlano Aloia, Novelli ed Enrietti. Gli enti locali annunciano lo stanziamento di un fondo di solidarietà per i lavoratori della Fiat. Nel corso della manifestazione viene letto da una delegata il testo di un “manifesto delle donne Fiat in lotta”, cui hanno dato l’adesione donne del mondo della politica, cultura e spettacolo. I presidi continuano con notevole partecipazione.

7 ottobre ’80 – Arrivano le prime delegazioni da altre regioni con le prime sottoscrizioni. Il coordinamento capi denuncia una situazione di violenza ai presidi. Forlani incontra Agnelli e Romiti. La soluzione della vertenza Fiat condiziona la formazione del governo. Sin dall’inizio, specie negli stabilimenti torinesi dell’auto direttamente colpiti dalle richieste Fiat di espulsione di manodopera, la lotta è partita durissima. Dopo la “sospensione dei licenziamenti” si apre nel sindacato la discussione sulle forme di lotta più adeguate a conseguire la massima unità e a durare. Si discute se sia meglio, e se sia possibile, una lotta articolata oppure il presidio attuato con sciopero ad oltranza, in generale i consigli di fabbrica ritengono impraticabile il cambio delle forme di lotta.

Una discussione che accompagnerà tutta l’ultima fase della lotta e anche le valutazioni dei suoi risultati.

8 ottobre ’80 – Assemblea dei delegati Fiat al Teatro Nuovo con i segretari confederati. Si discute anche delle forme di lotta. Il comunicato finale conferma le forme di lotta in corso nei vari settori. Dopo lo sciopero generale i consigli di fabbrica discuteranno, anche in relazione alla trattativa, la definizione di forme di lotta adeguate a dare continuità e durata alla lotta stessa.

Nella notte gruppi di capi, con “l’appoggio” di elementi esterni all’azienda, tentano di sfondare i picchetti alla porta 0 di Mirafiori e a Rivalta.

9 ottobre ’80 – Al cancello 5 di Mirafiori dibattito, promosso dal coordinamento nazionale delegate FLM dal titolo “Le donne rispondono ad Agnelli”, con la presenza di delegazioni di altre città e categorie e numerose lavoratrici Fiat e spettacolo con Franca Rame. L’iniziativa è ripetuta al pomeriggio davanti alla Lingotto.

Nel pomeriggio dibattito su “democrazia nell’informazione, ancora al cancello 5 di C.so Agnelli con la presenza di giornalisti, rappresentanti dei comitati di redazione di vari quotidiani e dell’Associazione nazionale stampa.

Nella notte al cancello 31 della meccanica 2 di Mirafiori circa 200 capi sfondano il presidio ferendo alcuni lavoratori. Alla Lancia di Chivasso carabinieri stazionano davanti allo stabilimento per agevolare l’entrata dei dirigenti che peraltro nessuno ostacola. A Rivalta nel pomeriggio sfila un corteo di capi e gruppi di impiegati.

Inizia un ciclo di spettacoli organizzato da ARCI/CICA/ R.FLASH per i lavoratori in lotta.

Aderiscono gratuitamente 15 gruppi per 42 rappresentazioni teatrali e musicali.

La trattativa al Ministero del Lavoro è sempre bloccata dalla intransigenza della Fiat. Nonostante gli sforzi non si riesce a procedere positivamente verso una soluzione. E’ aggiornata a dopo lo sciopero generale, lunedì 13 ottobre.

10 ottobre ’80 – Sciopero generale a sostegno della lotta Fiat. Grande è la partecipazione dei lavoratori in tutta Italia. Ai comizi più importanti intervengono delegati della Fiat di Torino.

Davanti alla Mirafiori si svolge una grande manifestazione a cui parla Benvenuto che annuncia l’organizzazione di delegazioni di lavoratori dalle altre regioni ai presidi della Fiat e l’intenzione di fare una manifestazione nazionale a Roma se la trattativa non si sblocca.

Si preannuncia l’assemblea dei capi. Il sindacato ha ampiamente spiegato che vuole discutere con tutti i lavoratori e ha invitato i capi ad un confronto.

11 ottobre ’80 – Oltre ventimila studenti e giovani danno vita ad una manifestazione nazionale. Partiti da piazza San Carlo, passano per Lingotto e arrivano a Mirafiori. Sono organizzati dalla FGCI, FGSI, ACLI, PdUP, DP. Il Sindacato di Polizia (SIULP) invita i suoi aderenti a partecipare alla solidarietà. Intervento a fianco dei lavoratori Fiat di Ballestrero, Arcivescovo di Torino e di Bettazzi, Vescovo di Ivrea.

13 ottobre ’80 – Alla trattativa che riprende in serata la delegazione della  Fiat prende tempo. La trattativa viene spostata all’indomani, dopo la manifestazione dei capi. Continuano i presidi. Con i lavoratori Fiat si alternano le delegazioni che arrivano dalle altre regioni italiane e di altri lavoratori piemontesi. La FLM nazionale giudica grave la decisione del coordinamento capi e quadri intermedi (che domani ha convocato una sua assemblea) di rifiutare la possibilità di un intervento del sindacato.
Un gruppo di quadri intermedi della Fiat prende posizione contro l’eventuale uso dell’assemblea per provocare lo scontro con i lavoratori.

14 ottobre ’80 – Il coordinamento capi e quadri intermedi della Fiat convoca la sua assemblea al Teatro Nuovo. Nel teatro viene praticamente impedito al vice sindaco e all’assessore al lavoro di Torino di parlare. Aperto dallo striscione “maggioranza silenziosa” un corteo molto più grosso del previsto attraversa la città e si conclude, polemicamente, davanti al Comune di Torino.
La magistratura emette in serata un’ordinanza alle forze dell’ordine affinché intervengano per garantire l’ingresso in azienda a quei “lavoratori che manifestino tale intenzione”.

15 ottobre ’80 – I cancelli sono foltissimi. L’ordinanza del pretore ha suscitato preoccupazione ma anche mobilitazione. Alle 6 il giornale radio annuncia che è stato raggiunto l’accordo. La tensione si stempera, anche se a Mirafiori si continuerà per ore a discutere con capi ed impiegati concentrati davanti ai cancelli parte dei quali intendono entrare comunque. Inizia la consultazione. Alle 15 il Consiglione è convocato al Cinema Smeraldo. Domani le assemblee.

Il compito di questa cronistoria si conclude. La discussione che si apre nel sindacato, tra i lavoratori Fiat, è ancora aperta. Questa lotta, con le sue luci e le sue ombre, costituisce in sé un’esperienza con cui tutto il movimento operaio dovrà discutere, capire, imparare.

Lunedì 20 ottobre è il primo giorno di lavoro dopo 35 giorni di lotta, a Mirafiori e a Chivasso squadre di lavoratori scioperano contro il taglio dei tempi.

ISMEL – Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro dell’Impresa e dei Diritti Sociali – www.ismel.it è attuale gestore del sito Mirafiori accordi e lotte
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