GHIDELLA DIMISSIONATO SI E’ APERTO IL CASO FIAT

la Repubblica – Sabato, 26 novembre 1988 – pagina 5
di SALVATORE TROPEA

La spiegazione di Agnelli: “Mi sono trovato di fronte ad un conflitto”.
Il rifiuto della visione “autocentrica”

TORINO – Mi sono trovato di fronte a un conflitto sull’interpretazione del ruolo della Fiat all’interno del gruppo…. L’esordio dell’avvocato Agnelli non lascia dubbi, quello che sta per annunciare è l’epilogo del lungo scontro tra Cesare Romiti e Vittorio Ghidella o, se vogliamo prendere per buona l’interpretazione soft di Corso Marconi, la separazione consensuale tra l’amministratore delegato della Fiat Auto SpA e la casa di Mirafiori. Sono le 9 del mattino di ieri. Sulle colline di Marentino pietrificate dal gelo di questo precoce inverno il palazzotto che ospita l’Isvor sembra un fortino preso d’assalto da decine di automobili la cui cilindrata, generalmente alta, denuncia il rango del titolare. Dentro, nel salone ad anfiteatro, i centocinquanta top manager che rappresentano i massimi livelli del gruppo Fiat sono tutti presenti. Allertati dalle voci e forse mobilitati da vere e proprie comunicazioni, gli uomini dello stato maggiore Fiat, irrigiditi nei doppiopetto grigi e blu su camicie di colore azzurrino-dirigenziale, sembrano schierati in attesa di un grande avvenimento. In prima fila siedono Umberto Agnelli con i direttori centrali e i responsabili dei settori. Al tavolo della presidenza, con il direttore del Centro Isvor Gianfranco Gambigliani Zoccoli, hanno preso posto Romiti e Ghidella. La riunione fa parte di un previsto appuntamento annuale, ma questa volta si respira nell’aria qualcosa di inconsueto. Nel salone si avverte soltanto un leggero brusio quando il presidente Agnelli entra per andare direttamente alla tribuna. Poi cala un silenzio grave, rotto soltanto dalle parole dell’Avvocato che, pur parlando a braccio, enuncia i termini del conflitto con tono secco e la cadenza decisa di chi ha meditato e studiato la scelta delle parole una per una. Per Ghidella dice prevale una visione autocentrica, per me la Fiat è una holding industriale e la direzione di tutte le attività del gruppo deve rimanere nella holding stessa. In quel per me si coglie immediatamente la scelta di campo del numero uno della Fiat. E’ quanto basta per cancellare gli ultimi dubbi dopo le dichiarazioni del 29 settembre e del 27 ottobre. Agnelli ha puntato su Romiti, assumendosi in prima persona la responsabilità di una svolta storica. E spiega: Non esistono due Fiat ma un solo grande gruppo industriale impegnato in una difficile sfida internazionale. Agnelli ricorda poi che la Fiat Auto è stata sempre sostenuta al massimo sotto ogni punto di vista dal gruppo e subito dopo annuncia il passaggio della massima responsabilità di questo settore nelle mani di Cesare Romiti. Il suo aggiunge indicando l’amministratore delegato del Gruppo non sarà un compito facile perché anche se gli viene consegnata una Fiat Auto in ottime condizioni di salute, il futuro sarà impostato su una serrata competizione. E già in questa affermazione si avvertono alcuni elementi non secondari dello scontro e si cominciano a delineare le prospettive della Fiat degli anni Novanta. I ringraziamenti rivolti a Ghidella non hanno il tono della formalità. A dimostrazione del fatto che la decisione appena annunciata non è stata presa dal presidente della Fiat a cuor leggero. Sono stato io a incoraggiare il passaggio di Ghidella dalla Fiat alla Riv, quando ancora quest’ultima apparteneva alla famiglia. In quella società l’ingegner Ghidella ha fatto tanto bene che gli svedesi della Skf lo hanno portato ad amministratore delegato. Poi lo abbiamo nuovamente rapito per metterlo a capo dell’auto e devo dire con notevoli risultati. Fino a quando non si è posto il problema delle scelte strategiche. L’attesa e l’attenzione della platea non vengono meno quando al termine dell’intervento dell’avvocato Agnelli è Ghidella a salire su una tribuna che per lui deve rassomigliare tanto a un sinedrio. Qualche ringraziamento, poche frasi di circostanza e quindi anche da parte sua l’ammissione di una diversa e inconciliabile visione sulle strategie del gruppo. Poi la conclusione. Ghidella si dice orgoglioso di avere portato la Fiat ai livelli raggiunti e ringrazia i collaboratori che gli hanno offerto questa eccezionale opportunità di lavoro che mi ha dato così grande soddisfazione. Nella sala esplode un lungo applauso e non manca chi prova a cronometrarlo: quasi due minuti, non male come onore delle armi. A questo punto non restano che le formalità di un rito annunciato. L’Avvocato invita il capo ufficio stampa della Fiat Alberto Nicolello a leggere il comunicato ufficiale. Che, per la verità, non aggiunge molto a quanto già è stato detto. Salvo il fatto che in occasione del prossimo consiglio di amministrazione sarà proposta la nomina ad amministratore delegato della società di Cesare Romiti, il quale rimane amministratore delegato della Fiat Auto SpA. Il che dovrebbe accadere tra la fine dell’anno e gli inizi del 1989. Poco dopo una 164 Alfa scende dai tornanti della collina di Marentino diretta verso Torino. A bordo c’è l’ex amministratore delegato della Fiat Auto. L’era Ghidella si è chiusa esattamente dove un anno fa era parsa avviata verso un futuro ben diverso da quello che poi si è via via consumato negli ultimi dodici mesi. Perché proprio dalla tribuna dell’Isvor di Marentino e nel consueto appuntamento annuale con i cosiddetti primi livelli nel dicembre scorso l’avvocato Agnelli aveva annunciato una successione che ieri ha subito una sostanziale modifica. Aveva detto: Il mio successore alla presidenza Fiat sarà mio fratello Umberto. Ghidella succederà a Romiti. Naturalmente il passaggio delle consegne era previsto per lo scadere del settantesimo anno di età secondo quanto stabilito nello statuto Fiat. A quell’epoca il Cesarone, come viene definito con un misto di rispetto e di affetto Romiti per distinguerlo dal Cesare Annibaldi cresciuto nella sua ombra e oggi capo delle relazioni esterne Fiat, era dato in corsa per la presidenza della Confindustria. E poi la scadenza della successione sembrava lontana. Ma dopo la rinuncia definitiva alla guida degli imprenditori italiani, deve avere realizzato che forse avrebbe fatto bene a consolidare il suo potere in Fiat. Ed ecco l’inizio delle ostilità tra lui e Ghidella, due uomini profondamente divisi oltre che dalla diversa concezione strategica Fiat anche dal carattere: irruento, sanguigno, determinato, ambizioso, astuto, preparato il primo; silenzioso, tenace, caparbio, tecnico non distratto davanti ai conti, anche lui ambizioso il secondo. Motivo del contendere: la visione del futuro Fiat. Questa è la versione ufficiale. Ma all’origine dello scontro c’è dell’altro. In primavera Romiti ordina un’indagine sui meccanismi che regolano le forniture Fiat. Ghidella che subisce questa ispezione si irrita e minaccia le dimissioni poi rientrate grazie all’intervento dell’avvocato Agnelli. Ma ormai è scontro aperto. Circolano elenchi di aziende che sarebbero state favorite e si vuole che la Fiat abbia dovuto faticare per placare le ire di chi si è sentito tagliato fuori. Sul finire di agosto Repubblica racconta di questo scontro tra Romiti e Ghidella. Seguono imbarazzate smentite e piccole ammissioni. Corso Marconi accusa il giornale di avere raccolto pettegolezzi e voci per destabilizzare l’azienda. Ma chi ha voglia di informarsi viene a sapere che il dissidio esiste, che la storia delle aziende fornitrici privilegiate non è senza fondamento e che per risolverla la società deve programmare l’acquisto di queste imprese. Insomma Ghidella sembra sotto accusa e il colpo di grazia glielo dà l’avvocato il 29 settembre. Annuncia Agnelli: Resterò al mio posto di presidente della Fiat per altri sei anni e, se occorrerà, anche di più. Accanto a me resterà nel ruolo di amministratore delegato del gruppo Cesare Romiti il quale mi ha dato la sua adesione. Il segnale per Ghidella è inequivocabile. E’ un cambiamento di rotta che contribuisce fatalmente a rendere problematica anche l’investitura di Umberto. Adesso si tratta soltanto di comporre la vicenda in modo indolore e senza clamori, come si conviene nelle grandi famiglie. Ma intanto ha preso corpo anche lo scontro sulle strategie. Ghidella ha esposto all’avvocato Agnelli la sua visione del percorso Fiat verso il Duemila. In sintesi è questa:

  1. il carnevale del mercato automobilistico italiano in crescita non durerà a lungo e per la Fiat che non ha ancora un forte mercato europeo saranno dolori;
  2. a partire dal 1992 i giapponesi avranno via libera anche in Italia;
  3. per queste ed altre ragioni è necessario mettere in bilancio quattrini finalizzati a rafforzare ulteriormente l’auto;
  4. è indispensabile ripensare rapidamente alla politica delle alleanze messa da parte dopo la fine del dialogo con Ford. Insomma la società dell’Auto al centro dell’universo Fiat.

Tanta scelta non piace a Romiti e non risulta gradita neppure all’Avvocato il quale alla visione autocentrica ghidelliana preferisce una Fiat attenta alle banche, ai giornali, alle assicurazioni, alla grande distribuzione, agli armamenti ecc. Insomma una Fiat diversificata di cui l’auto è parte importante ma non determinante.

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